INTERVISTA TC - Torma: "C sminuita, ora nuove riforme per nuovo lustro"

19.04.2019 07:30 di  Claudia Marrone  Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC - Torma: "C sminuita, ora nuove riforme per nuovo lustro"
© foto di Francesco Saya

Un miracolo con l'ACR Messina, preso nelle zone non nobili della classifica e interamente ricostruito, poi l'addio al club e l'attesa di una nuova proposta. Ma Gianluca Torma è sempre attento a tutto quello che riguarda il calcio italiano, e ai microfoni di TuttoC. com ha dato il suo parere su quella che è l'attuale Serie C, giunta adesso al punto di rinascita.

Cambia la Serie C, si torna ai vecchi fasti. Niente più limitazioni alla lista over.
"Condivido in pieno questa nuova regola, prima si sminuiva troppo la Serie C: deve giocare chi merita. Credo che questo sia un punto a favore della nuova governance".

Ci sono però club che della valorizzazione dei giovani hanno fatto il loro credo. Saranno penalizzati?
"Probabilmente questa nuova riforma può sembrare un'arma a doppio taglio, ma è per me un modo alternativo per investire e programmare. Tra i club che della valorizzazione dei giovani hanno fatto un credo, ce ne sono molti che ammiro, penso magari al Pontedera e alle enormi capacità di un DG come Giovannini, ma adesso si deve investire maggiormente sui territori, la C è del resto la categoria dei comuni".



Cosa significa, calcisticamente parlando, l'investimento sui territori del quale parlava?
"Queste nuove regole aprono molteplici situazioni. Investendo su strutture e settore giovanili si creano più figure professionali che contribuiscono alla crescita di un club, si alza il tasso tecnico anche proprio, non si va solo a valorizzare i giovani delle big che magari giocavano solo per il discorso legato ai minutaggi, andando anche a minare la qualità del campionato. Non solo, limitando i prestiti dalla maggiori categoria alla Serie C, si incentivano le Squadre U23, che quest'anno sono state un flop".

Ma potrebbero essere le Squadre U23 uno dei punti della rinascita del calcio italiano?
"Se strutturate in un certo modo si. A differenza di quanto accade con il salto dalla Primavera alla Serie A, in Serie C, con la sorveglianza del club di appartenenza, si può aspettare di più la maturità, anche caratteriale, di un giovane. All'estero non si ha paura dei giovani, si aspettano e non si bruciano, in Italia abbiamo invece questa capacità, perché non c'è la cultura dell'attesa: qui si guarda solo ai risultati".

Andiamo al campo: Entella, Pordenone e Juve Stabia le capoliste. Possono già festeggiare la B?
"Il Pordenone si ricollega a quanto dicevo prima: è una delle poche società che investe su strutture e giovani, e ha coronato la prima squadra con un grande allenatore. Tesser non è solo un uomo vero, ma anche un grande gestore. La Juve Stabia ha invece fatto un miracolo sportivo, si è iscritta in extremis ma ha conservato l'intelaiatura, i fatti le hanno dato ragione: e comunque si parla anche in questo caso di gente come Polito e Caserta che farà strada. Per quanto invece riguarda l'Entella, c'è il Piacenza che le tiene il fiato sul collo: stanno facendo entrambe un campionato importante, sicuramente si deciderà all'ultima partita. Ma meriterebbero entrambe la promozione".