TuttoLegaPro.com ... in rosa: Arianna Amodeo (addetta stampa Foggia)

AA, trovata donna esuberante, simpatica, solare. AA sta per Arianna Amodeo, addetta stampa del Foggia. Una di quelle che lavora (bene) divertendosi (tanto). Tra i satanelli la concentrazione di donne all'interno della società è alta (per fortuna) e dopo Chiara Carpano (LEGGI QUI), TuttoLegaPro.com ha deciso di ritornare tra i rossoneri pugliesi per la sua rubrica dedicata all'universo rosa della Lega Pro.
Partiamo da una curiosità: sappiamo che ti piace cambiare spesso acconciatura. C'è un motivo particolare?
"A dire il vero no. Si dice che chi cambia taglio o colore di capelli è perché vuole provare qualcosa di nuovo o perché vuole darci un taglio col passato. A me semplicemente piace cambiare e mi fa sentire bene. Inoltre mi piace esprimere la mia femminilità e non mi privo mai dei tacchi nonostante questo possa comportare qualche problematica come quello successo in settimana: sono infatti caduta in campo durante l'allenamento provocando l'ilarità di tutti i presenti - anche il pubblico sugli spalti - e ricevendo tuttora battute dai giocatori che mi chiedono se ho trovato cento euro per terra (ride, ndr). Ero vestita con una gonna e mi trovavo vicina alla panchina: sono caduta all'indietro e Agnelli mi ha aiutato a rialzarmi. Avrei voluto morire in quel momento (ride, ndr).
Tra l'altro D'Angelo e Sciannamè sono qui con me ora e ancora mi stanno prendendo in giro e cercano di boicottare questa mia intervista. Riprendendo il discorso devo dire che nonostante la mia femminilità dentro sono un maschiaccio che ama scherzare, ridere e prendere in giro. D'altronde bisogna essere così per poter vivere al meglio in questo ambiente. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che una ragazza potrebbe essere vista come un fattore di disturbo all'interno di una squadra di calcio".
I tuoi "disturbatori" telefonici sono il segno di una grande armonia nel gruppo...
"Sono fortunata perché ho la possibilità di lavorare con tante belle persone: il dg Masi, lo staff tecnico, il Tm Diego Valente, il ds Beppe Di Bari, il dt Beppe Materazzi, il collega d'ufficio Lino Zingarelli, il duo "Dolce & Gabbana", ovvero il segretario Pippo Severo e il responsabile marketing Claudio Quaglione, le mie care amiche Chiara Carpano (resp. rapporti con tifoseria) e Giovanna Colangione (biglietteria), e il trio Dina, Gino e Pako.
Ma il gruppo è esteso a tutti i giocatori che ormai me ne combinano di tutti i colori. Mi hanno fatto patire, ad esempio, per un intero girone d'andata. Al termine delle conferenze stampa, infatti, noi realizziamo delle videointerviste da inserire all'interno del nostro sito ufficiale: nelle prime gare impiegavo un'ora, se non un'ora e mezza, a realizzarle perché i compagni dello sfortunato intervistato entravano in studio facendo un macello incredibile. Un giorno sono stata costretta a mettere il divano davanti alla porta per non farli entrare, perché continuavano le loro incursioni incuranti delle mie urla. Ma c'è di peggio: questi momenti goliardici sono stati mandati in onda in una cena prima di Natale. Non vi dico anche lì la figuraccia, visto che la telecamera stava riprendendo tutto mentre spostavo il divano e mi ha inquadrata da dietro dando una visuale completa del mio fondoschiena (ride, ndr).
Nel corso di una conferenza stampa, invece, due calciatori - D'Angelo e Richella - sono entrati in accappatoio con il bagnoschiuma in mano, tanto per non farsi mancare nulla. L'anno scorso, quando vincemmo la finale play-off a Santa Maria Capua Vetere, in pullman i giocatori intonarono dei cori goliardici su di me.
Devo essere pronta a qualsiasi situazione: non bisogna assolutamente prendersela, ma comunque i ragazzi sanno che possono arrivare fino ad un certo punto. Basta infatti una mia occhiata decisa per far capir loro che è giunto il momento di smetterla. Ma io sono una buona: basta una parola per farmi sciogliere come neve al sole. Mi è persino capitato di prestare l'auto una sera a Sciannamè per effettuare il trasloco: io non gli ho fatto finire la frase, gli ho dato le chiavi e sono tornata a piedi. E poi Claudio (Sciannamè appunto, ndr), Ciccio (D'Angelo, ndr) e Cavallaro sono entrati nel mio cuore e non riesco mai loro dire di no: facciamo loro anche questa sviolinata così si sentono importanti (ride, ndr)".
Raccontaci il tuo percorso, da quanto tempo lavori per il Foggia e quale è il tuo ruolo all'interno della società rossonera?
"Io nasco come giornalista. Ho conseguito la maturità classica a 18 anni e poi ho deciso di iscrivermi all'università, in Giurisprudenza. Ma avevo appunto questa grande passione del giornalismo, al punto da frequentare un master a Milano con Maria Teresa Ruta e Mino Taveri e da iscrivermi, a 23 anni, all'albo dei giornalisti. Ho avuto la fortuna nel corso degli anni di essermi occupata di vari settori: cronaca, politica, cultura ed infine lo sport che è sempre stata la mia passione.
Mio padre aveva un ruolo di dirigente all'interno del Foggia e lo ha tuttora (vicepresidente NdR): questa è stata un'arma a doppio taglio e mi ha portato a dover combattere strenuamente: per una ragazza infatti già non è facile farsi strada nell'ambito sportivo, calcistico in particolare. Se ci aggiungiamo la presenza di un parente in società, è normale la diffidenza nei miei confronti. Ma io sono molto determinata e ho sempre cercato di farmi valere: tutto quello che ho fatto me lo sono conquistato con tanta fatica e il tempo mi ha dato ragione. Inizialmente ero molto titubante, anche perché l'attività di giornalista aveva prosciugato le mie risorse mentali.
Il mio stesso approdo al Foggia, due anni fa, fu particolare. Ero stanca: avevo deciso di prendermi una pausa per terminare gli esami universitari e poi decidere del mio futuro in modo sereno. Poi d'estate, mentre ero in vacanza, mi arrivò la proposta del club e dovetti rivedere tutte le mie decisioni. Soprattutto perché io quando devo fare una cosa, la devo fare al meglio. Ed e così che ho iniziato a collaborare con l'Area comunicazione del Foggia e sono diventata addetta stampa già quando la società militava in Serie D. Come detto, all'inizio è stato difficile perché conoscevo solo mister Padalino, visto che lo avevo intervistato nella mia precedente attività di giornalista. Piano piano mi sono fatta voler bene, anche dai ragazzi. Con la promozione in Lega Pro il lavoro è raddoppiato e tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento in un certo senso è stato azzerato per ripartire nuovamente. In tutto questo è stato fondamentale l'aiuto del nostro Direttore Generale Bellisario Masi ed ora posso dire che sta già calando un vero di tristezza in me, visto che tra circa un mese il campionato finirà".
Quando militavate in Serie D, hai ricevuto anche un premio per "la serietà e la professionalità nell'informazione rivestendo il ruolo di addetto stampa dell'Acd Foggia" in occasione del secondo Oscar del calcio pugliese.
"E' stata una grande soddisfazione perché è una manifestazione che riguarda tutte le società pugliesi dalla Serie A alla Terza Categoria. In quell'occasione vennero premiati anche mister Padalino come miglior allenatore di Serie D e Giuseppe Giglio come capocannoniere, mentre il mio riconoscimento mi sorprese particolarmente. Darlo ad una ragazza giovane e bella, infatti, sembrerebbe come darsi la zappa sui piedi perché dimostra che anche le donne possono fare strada in un ambito prettamente maschile. Perché il calcio lo è: non prendiamoci in giro. Eppure ora ci sono tante figure femminili all'interno del calcio, tra uffici stampa e altri ruoli, addirittura ho letto che c'è una società che ha una fisioterapista donna (si riferisce al Real Vicenza, ndr). E' una cosa positiva, anche se quest'ultimo è un ruolo veramente molto delicato visto che deve stare a stretto contatto coi ragazzi.
Sono tutti segnali importanti comunque: simbolizza il cambiamento. Non sono femminista, ma ritengo che dove ci sono le donne si nota subito la differenza. Il tocco femminile nell'organizzazione e nell'ospitalità, da noi, è sempre stato riconosciuto dagli ispettori della Lega o addetti della Procura Federale. A Natale io con alcune mie colleghe, Giovanna Colangione e Chiara Carpano, abbiamo fatto un allestimento particolare allo stadio, addobbando ben quattro alberi e ornando le porte degli spogliatoi. Abbiamo sistemato il nostro nido come fosse casa nostra, di modo che anche i ragazzi si sentissero coccolati in un ambiente famigliare: i ragazzi, prima di essere calciatori, sono uomini lontani dalle famiglie e dagli affetti più cari. Trovare un punto di riferimento nella società nella quale giocano è fondamentale. Ovviamente nei limiti e nel rispetto dei ruoli: loro sanno, infatti, che nell'ambito lavorativo io sono l'addetto stampa e loro i calciatori e che si può scherzare ma sempre in modo tranquillo. Poi fuori dal campo si può anche prendere un caffè, visto che si creano rapporti di amicizia belli, che danno un segnale importante. In me comunque oltre alla professionista hanno trovato anche una persona che viene loro incontro per cercare di risolvere i loro problemi". Come detto, a qualcuno ho addirittura prestato la macchina per poter traslocare (ride NdR)".
A proposito di discriminazione: hai mai subìto qualche episodio particolare?
"Ho sempre percepito un minimo di diffidenza nei miei confronti, specie in trasferta. Nel momento in cui scendo dal pullman e mi presento come addetta stampa, la gente - prima di parlare - mi squadra con quell'aria interrogativa di chi si chiede se sia possibile che sia proprio io a rivestire quel ruolo. Solo dopo constatano quella che è la mia personalità prima ancora che la mia professionalità, visto che io ritengo che prima di tutto bisogna essere persone educate e per bene e poi professionali. Ma questo porta ad avere anche soddisfazioni maggiori, come il premio di cui parlavamo precedentemente: è stata la prova lampante di quanto da me detto.
Comunque nel tempo si sono fatti grandi passi avanti. In società i ragazzi mi chiamano "la signorina Rottermeier" (ride, ndr): come detto io rido e scherzo, ma sono molto tosta e anche un po' rompiscatole. Le cose si devono fare come dico io:non perché io sono al di sopra di tutti, ma perché è giusto che le cose non vengano prese sottogamba".
Come riesci a conciliare la vita privata con questo tuo lavoro?
"La cosa difficile è riuscire a far capire la valenza del calcio a coloro i quali non piace: non è stato facile conciliare entrambe, sia per i pregiudizi che per l'invidia di amici e colleghi. Ma quando dimostri la tua trasparenza in tutto ciò che fai, i risultati - spero - si vedono. Io mi sforzo sempre di dare il massimo e spesso sono sottoposta ad una pressione mentale non indifferente.
D'altronde anche quando torni a casa, non puoi staccare il telefono perché ci sono come che possono essere comunicate anche a sera tardi e devi far comprendere a chi ti sta vicino la necessità di tenerlo acceso. Poi c'è da convivere col fatto che non ho orari predefiniti: ci sono giorni in cui sono impegnate per dodici ore e giorni in cui sono impegnata solo due ore. Una persona che non conosce queste dinamiche si chiede il perché, ma chi mi sta accanto deve capirlo.
Questa cosa comunque mi ha aiutata: c'è stata una selezione naturale nei rapporti interpersonali. Chi conosce quanto tengo al mio lavoro e allo studio - sono ad un solo esame dalla laurea in Educazione e Formazione, corso della facoltà di Lettere Moderne, e a luglio dovrei discuterla, se Dio vuole - mi rispetta e non mi mette i bastoni fra le ruote. Chi lo ha fatto, è stato estromesso dalla mia vita. Ho quasi 29 anni, sono ormai una donna e non più una bambina, quindi ho iniziato a capire che nella vita è preferibile avere accanto poche persone che ti capiscono in profondità e ti vogliono bene sinceramente non intralciandoti. Il lavoro serve anche a farti capire cosa funziona nella vita privata e cosa no.
La mia speranza è quella di poter continuare a lavorare in questo ambito per sempre: già immagino di portare i miei figli all'allenamento mentre io lavoro, cercando di conciliare al meglio il tutto. Ovviamente devo trovare la persona che capisca tutto questo. Ad esempio lunedì sarò invitata alla trasmissione di RaiSport sulla Lega Pro e contemporaneamente c'è un evento importante della mia vita privata: io cercherò di fare l'uno e l'altro, visto che i tempi per presenziare ad entrambi gli eventi dovrebbero consentirlo. D'altronde non capita tutti i giorni di essere ospite della TV di Stato: la vita è fatta di treni, alcuni passano una sola volta e piuttosto che perderli preferisco vivere con piccoli crucci e sensi di colpa per non aver adempiuto a situazioni personali.
Sono molto esigente con me stessa e anche quando la gente mi dice che non riuscirò a fare tutto, io mi ci butto a capofitto provandoci. Questo modo di fare, sono convinta che nella vita ti possa premiare. Sono sempre molto grata a tutto ciò che la vita mi concede appunto di poter vivere: la stessa cosa l'ho pensata quando sono stata informata di questa intervista. Sono fortunata perché faccio quello che ho sempre sognato di fare.
Quando mi capita di dover stare in casa da sola, ad esempio quando devo studiare per preparare degli esami, cado in depressione perché io ho bisogno del contatto con le altre persone. Ho bisogno persino delle sfuriate del nostro Direttore Generale, perché anche quelle sono utili per capire quanto la vita ti dà. Questo lavoro mi ha fatto capire meglio alcune cose del mio carattere: io sono sempre stata aperta e solare, ma pensavo di avere anche delle fragilità dovute ad esperienze personali passate. Eppure da quando faccio questo lavoro mi sono resa conto che riesco ad ammortizzare bene i colpi: ho scoperto lati del mio carattere che fino a poco tempo fa mi erano ignoti".
Oltre a te c'è anche un'altra figura nell'ufficio stampa, quella di Lino Zingarelli, che è il Responsabile dell'Area Comunicazione. Come vi coordinate?
"Questa società, già dall'anno scorso, ha sempre voluto che l'ufficio stampa fosse gestito da due persone: prima c'era Diego Valente, ora Dirigente accompagnatore. Con lui mi sono trovata veramente bene: è un giornalista con cui avevo lavorato già precedentemente, c'è stata una grandissima sinergia e collaborazione.
Quest'anno ha dovuto mollare un po' la presa e la società ha voluto Lino Zingarelli, un grandissimo professionista già presente ai tempi di Zeman. Io ne sono stata molto contenta perché già lo conoscevo e già avevo lavorato anche con lui, ma dall'altra parte della barricata (ride NdR).
Quando c'era Zeman partecipavo alle conferenze stampa e facevo sempre la prima domanda, così una mattina in cui non potevo essere presente per un impegno universitario, il tecnico boemo - che è risaputo essere sempre serio - non vedendomi disse agli altri giornalisti: "Arianna dove è finita? La conferenza stampa non la possiamo fare". Sono sempre stata quella "prepotente" lavorativamente parlando e questo lo aveva percepito anche lui. E' stato un episodio carino che mi ha fatto piacere.
Tornando a Lino, con lui c'è una sinergia meravigliosa. Insieme a noi ci sono anche Fabio Lattuchella, che si occupa del sito ufficiale e Marzia Bruno, una ragazza giovanissima che ci dà una mano con gli under 18 e gli studenti. Gestiamo l'ufficio stampa in un modo stupefacente, considerando che a Foggia non è per niente facile, data l'attenzione mediatica sia quando le cose vanno bene sia quando vanno male. Dove non arrivo io, arriva Lino e viceversa".
Che tipo di rapporto hai instaurato con le altre addette stampa della Lega Pro?
"Con i colleghi del girone ci aiutiamo tantissimo e questa è una cosa bellissima, al di là del lavoro che svolgiamo che è fondamentale. Gaia Simonetti l'ho conosciuta a Roma in un corso di formazione e ho trovato in lei una ragazza piena di idee e preparata: mi sono rivista in lei. Ci sentiamo spesso e mi sento spalleggiata e coccolata: mi ha anche mandato un messaggio riguardo alla mia partecipazione alla trasmissione di RaiSport e informandomi che verrà anche lei a vederci. Quando poi c'è qualsiasi problema lavorativo, lei c'è sempre".
Tra tutte le tue vaste conoscenze spicca anche quella del duo comico foggiano, Pio e Amedeo, noti per la partecipazione al programma televisivo Le Iene...
"Li conosco da tantissimi anni, da quando eravamo tutti a Telefoggia e loro facevano sketch comici all'interno di un programma sportivo. Da lì sono passati a Telenorba e poi via via fino al cinema. Io li ho sempre frequentati e ho sempre creduto in loro e c'è un episodio che lo dimostra.
All'inizio della loro carriera fecero un cd musicale con canzoni famose rifatte a modo loro. All'epoca erano due sconosciuti, ma mi facevano ridere un sacco e proposi a mio padre di produrli. Il mio consiglio per fortuna fu seguito grazie alla stima di mio papà nei miei confronti.
Pochi giorni fa ho rivisto Pio ed è stato bellissimo. Mentre ero alla prima del loro film, chattavo con Pio via whatsapp. Voleva sapere ogni due secondi cosa pensavo di questa e quella scena, perché nonostante il successo loro sono di un'umiltà pazzesca. Per questo sono fiera di conoscerli.
In più sono attaccatissimi al Foggia: se riusciremo ad arrivare in Lega Pro mi hanno promesso che faranno la presentazione con me. Lo hanno già fatto l'anno scorso, nonostante fossero già a Le Iene e avessero un agente, quindi avrebbero dovuto ricevere un compenso per la partecipazione. Hanno spostato tutti i loro appuntamenti pur di esserci: hanno Foggia e il Foggia nel cuore e così abbiamo fatto una cosa bellissima con me e Diego Valente, senza prendere compensi. Pensa che hanno persino regalato la maglia rossonera a Ridge di Beautiful: sono dei pazzi scatenati"
Da buona ragazza del Sud immaginiamo che, oltre al legame con la squadra, anche quello con la famiglia sia saldissimo...
"A prescindere dal mio ruolo, io sono una ragazza che ha tanto da dare e che crede in ciò che fa. Ho avuto la fortuna di avere un papà che ha sempre creduto in me spronandomi ad essere quello che sono. Ho una famiglia meravigliosa che mi ha sempre supportato: da mia mamma Michela - che con mio padre non si perde mai una partita - a mia sorella gemella, Nataly, con cui ho un rapporto idilliaco e che tante volte - dato che siamo identiche - viene scambiata per me.
Solo che lei è il mio esatto contrario: io sono chiacchierona, lei è molto riservata. Ricordo che quando lavoravo per Telefoggia, venne apostrafata da dei tifosi per strada con un simpatico quanto poco elegante "Telefò", urlato da un lato all'altro della strada. Poverina, sprofondò dalla vergogna. Ma anche lei ama il calcio e la domenica viene allo stadio: nei miei momenti di scoramento, mi ha sempre ricordato che sono il suo orgoglio e che farò strada.
Ho anche una sorella più piccola: si chiama Maria Francesca, ha 21 anni e a settembre mi renderà zia. Infine ci sono le mie due meravigliose nonne, due angeli per me, e il mio fidanzato Mario, che però è quello che in famiglia ama meno il calcio".
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