Intervista TC

Volpe: "La Serie C è una battaglia: servono fame, carattere e mentalità"

Volpe: "La Serie C è una battaglia: servono fame, carattere e mentalità"TMW/TuttoC.com
Oggi alle 12:30Interviste TC
di Raffaella Bon

Conosce la Serie C da ogni prospettiva: prima da calciatore, poi da allenatore. Mister Volpe, simbolo della Virtus Entella prima come giocatore e poi come allenatore, attualmente svincolato, racconta la sua visione di una categoria che resta tra le più complesse e formative del calcio italiano, toccando temi tecnici, tattici, motivazionali e ambientali, ai microfoni di TuttoC.

Mister Volpe, lei conosce bene la Serie C sia da giocatore che da allenatore: cosa è cambiato in questi anni?
"La Serie C è cambiata molto: una volta era un campionato più “artigianale”, oggi è molto più organizzato e tattico. Ci sono staff tecnici preparati, strumenti di analisi, società più strutturate. Rimane però una categoria durissima, dove bisogna avere sempre fame, sacrificio e spirito competitivo per resistere."

Quanto è difficile per i giovani emergere in questa categoria?
"È complicato perché non basta il talento. Servono carattere, personalità e capacità di adattarsi subito a un calcio fatto di intensità, contrasti e ritmi alti. Però, se un giovane regge l’impatto, la Serie C diventa una palestra straordinaria che può farlo crescere tantissimo."

Con l’introduzione delle seconde squadre, come cambia il campionato? È un bene o un ostacolo?
"A mio avviso è un bene. Alzano il livello complessivo del torneo e danno ai ragazzi la possibilità di misurarsi con il calcio vero, in stadi caldi e partite che contano davvero. Allo stesso tempo costringono le altre società a lavorare con maggiore professionalità."

Guardando avanti, pensa che la Serie C possa diventare un trampolino sempre più importante per i giovani italiani?
"Assolutamente sì. Già oggi vediamo tanti ragazzi partire da qui e arrivare in Serie A o addirittura in Nazionale. L’importante è che ci sia il coraggio di responsabilizzarli e farli giocare con continuità, senza paura di rischiare."

Spesso si dice che la Serie C sia un campionato “sporco” e molto fisico: quanto contano la tattica e la mentalità?
"La tattica è importante, ma la mentalità fa sempre la differenza. Le partite spesso si decidono sui duelli, sulla grinta e sulla voglia di portare a casa il risultato. Senza concentrazione e spirito battagliero non si va lontano, anche se hai uno schema perfetto."

Che tipo di calciatore serve davvero per fare la differenza in questa categoria?
"Serve chi sa unire qualità e carattere. Non basta avere tecnica: ci vogliono personalità, fame e disponibilità al sacrificio. Sono queste caratteristiche che ti permettono di emergere davvero in Serie C."

La Serie C è piena di piazze calde e tifoserie esigenti: come si gestiscono le pressioni?
"Le pressioni vanno trasformate in energia positiva. In piazze del genere, se sai reggerle, ti danno una spinta incredibile. Ma serve equilibrio: non esaltarsi troppo nelle vittorie e non deprimersi nelle sconfitte."

Dal punto di vista motivazionale, come si prepara una squadra a un campionato così lungo?
"Serve un gruppo forte nei valori umani prima ancora che tecnici. La preparazione mentale è fondamentale: bisogna lavorare con costanza sull’obiettivo quotidiano, senza guardare troppo lontano ma pensando alla partita successiva."

Quanto è importante la leadership nello spogliatoio?
"È fondamentale. L’allenatore dà la rotta, ma sono i leader nello spogliatoio a tenere unito il gruppo nei momenti complicati. Senza figure forti all’interno della squadra diventa tutto più difficile."

La Serie C viene definita spesso un “limbo”: cosa servirebbe per valorizzarla di più?
"Servirebbero più investimenti, più strutture adeguate e maggiore attenzione mediatica. È una categoria che forgia calciatori e allenatori, e per questo meriterebbe più riconoscimento."

Se dovesse descriverla con una sola parola?
"Direi battaglia. Ogni partita, in ogni stadio, diventa una vera battaglia sportiva."

C’è un giocatore che la sta particolarmente colpendo in ogni girone?
"È ancora presto per dare giudizi definitivi, siamo alle prime giornate. Però ci sono tanti giovani interessanti nei tre gironi, e credo che con il tempo emergeranno diversi profili importanti."

Il Girone C viene spesso considerato il più difficile per la presenza di tante piazze storiche: condivide questa visione?
"Sì, il Girone C ha un fascino particolare e tante piazze calde. Giocare lì significa affrontare ambienti con grande passione, ma ogni girone ha le sue insidie. Non esistono percorsi facili."

C’è un girone che reputa il più competitivo in assoluto?
"In Serie C non esistono partite semplici. Ogni girone ha squadre attrezzate, e la vera sfida è affrontare ogni gara con concentrazione, intensità e mentalità vincente. Parlare di un girone più facile è un errore."

Le insidie cambiano a seconda del girone?
"Sì, il contesto tecnico e ambientale influisce sempre. Ogni avversario richiede un approccio diverso, ma i principi non cambiano: concentrazione, spirito di sacrificio e continuità sono fondamentali ovunque."

Quanto le manca il campo?
"Il campo mi manca moltissimo. È sempre stato parte della mia vita e dell’adrenalina quotidiana. Mi manca la routine degli allenamenti, il rapporto con i giocatori e soprattutto quell’attesa unica che precede ogni partita."