Intervista TC

Braglia rivela: "Rimini, basta così. Vi racconto com'è andata e perché me ne sono andato"

Braglia rivela: "Rimini, basta così. Vi racconto com'è andata e perché me ne sono andato"TMW/TuttoC.com
© foto di Andrea Rosito
Oggi alle 17:45Primo piano
di Sebastian Donzella

Una lunghissima carriera in Serie C e una folle avventura durata qualche settimana in quel di Rimini. Piero Braglia ha deciso di raccontare a TuttoC.com quanto accaduto in biancorosso da agosto ad oggi.

Mister, dopo nemmeno un mese è terminata la sua esperienza riminese. Ma, viste le premesse non proprio incoraggianti e la sua carriera trentennale, chi gliel'ha fatta fare?
"Io e il mio staff avevamo avuto delle garanzie sin dai primi incontri. Poi, piano piano, tutte queste garanzie sono venute meno e abbiamo deciso di liberarci, in modo da poter lavorare da altre parti. Abbiamo deciso di andare via senza pretendere alcun compenso, in modo che quelle somme possano essere destinate ai tesserati".

Ha lavorato gratis, insomma.
"Io non ho mai rubato soldi a nessuno e per questo non abbiamo preso nemmeno un euro. L'ho fatto volentieri, per la città di Rimini, per i suoi tifosi e, come detto, per chi è ancora sotto contratto. Parliamo di giocatori, e non solo, con famiglie da mantenere. I soldi devono andare a loro".

Quando ha deciso di andare via?
"Da più di dieci giorni. Col mio staff siamo stati vicini a ragazzi perché era giusto così. Ci sembrava brutto mollarli all'improvviso, ci chiedevano continuamente news dalla società, cercando di capire quanto sarebbe durata questa situazione. Però c'è un limite a tutto e a un certo punto devi dire basta. Basta perché ti chiudono uno stadio, perché vengono a decadere determinate situazioni, ti domandi cosa ci stai a fare, onestamente".

La penalizzazione di 11 punti, insomma, non c'entra.
"Non è mai stato un problema. L'ho sempre detto al direttore Nember, sin da quando ci siam sentiti la prima volta: al posto di ottenere 42 punti, per salvarti vuol dire che ne fai 50. Se hai la squadra ci riesci, se costruiscono la squadr con certi criteri, come dico io, ce la puoi fare tranquillamente. Il problema è che poi la situazione è peggiorata, in tanti sono andati via, non è andata come previsto".

Prima di lei la società aveva scelto Baldini, che però era andato via. Ci aveva visto lungo?
"Forse aveva usato il cannocchiale (ride NdR). Io, per conto mio, posso dire solo che tendo a dar fiducia alle persone, come ho spiegato in precedenza".

Ci conferma che il 27 agosto ha annullato lei la sessione di allenamento? Può spiegarci il perché?
"Sì, sono stato io. Perché, semplicemente, non c'erano più i presupposti. Ho chiamato l'attuale proprietaria del club e le ho detto che non era il caso di andare a svolgere l'allenamento, visto quello che stava succedendo. Il giorno prima, infatti, i ragazzi avevano manifestato segni di sofferenza, di malumore, lo stato d'animo generale era brutto. Allora ho deciso, è inutile che continuo a rompergli le scatole. Ho spiegato alla proprietà che era meglio lasciare tranquilli i ragazzi e che il giorno prima avevamo comunque lavorato molto".

A proposito di proprietà, si parla dell'interessamento di un altro gruppo.
"Non voglio entrare all'interno delle dinamiche societarie, a me interessa il campo. Finito il campo, per me, è finito tutto. Quello che serve a Rimini, al momento, è stabilizzare il gruppo, sistemare le questioni economiche, la problematica dello stadio, dare un futuro alla squadra, insomma".

Potrebbe essere il nuovo direttore Giammarioli l'uomo giusto?
"Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui, c'è sempre stata stima reciproca, abitava a Gubbio nei due anni che io ho passato ad allenare i rossoblù. Gli auguro veramente di riuscire, se sarà lui, a fare un buon lavoro. Ma se lo meritano soprattutto quei ragazzi che sono rimasti lì, perché quelli che stanno veramente soffrendo parecchio sono questi ragazzi che non vedono via d'uscita".

Non si è mai seduto in panchina.
"Sì, non mi stava piacendo la situazione e non volevo avallarla con la mia presenza".

E non ha potuto utilizzare il VAR della C, il FVS.
"Non sono andato in panchina proprio perché c'era questa storia di alzare il dito, rotearlo. Non volevo sbagliare a usarlo, insomma (ride NdR). A parte gli scherzi, penso che sia una cosa utile se utilizzata bene. Chiaramente siamo agli inizi, quindi ci vuole un po' di rodaggio sia da parte degli allenatori che delle figure arbitrali. Ma può togliere dei dubbi e questo è positivo".

In ogni caso, in campo non avete sfigurato.
"Avevamo undici giocatori, non avevamo ricambi. Abbiamo perso col Gubbio la prima e non meritavamo assolutamente di perdere. E poi abbiamo fatto un buon punto a Pesaro. Ma la squadra è stata totalmente smantellata".

E adesso mister, parlando di presente e di futuro?
"Col mio staff stiamo aspettando che qualcuno ci chiami per tornare a lavorare. Per dimostrare che sappiamo fare le cose in una certa maniera".

Un'Under 23?
"Non mi sono mai confrontato con così tanti giovani, sarebbe un'esperienza interessante. Se vuoi fare questo mestiere, devi sempre imparare qualcosa, ogni giorno".

Cambiamo piazza. Il Cosenza è tornato in C a sette anni dalla vostra impresa. In una situazione delicatissima...
"
L'unica cosa che posso dire è che le guerre non portano mai a niente. Io capisco i tifosi, capisco tutto ma la maglia è una. La società si identifica nella città, che è Cosenza. Ognuno ovviamente è libero di vederla come vuole. Io penso che il bene del Cosenza si manifesta in una certa maniera. Poi, che ci sia un proprietario o un altro, alla fine, il Cosenza è uno. Perché, come si dice sempre, si fa tutto per la maglia. Anche perché, alla fine, se le cose vanno male chi ci rimette? Ci rimettono i giocatori, ci rimette la città, ci rimettono i tifosi. Ho capito che quest'ultimi hanno problemi con Guarascio ma Cosenza è una, la maglia è una. E dato che hanno dimostrato in più occasioni di amare quella maglia, facciano di necessità virtù, fino a prova contraria. Altrimenti saranno loro a rimetterci".

Chiusura con pronostico.
"Brescia e Vicenza nel Girone A, l'Arezzo ma anche l'Ascoli e qualche sorpresa nel Girone B, la Salernitana, il Catania, il Benevento nel Girone C. Senza dimenticare Crotone, lo stesso Cosenza e il Cerignola che ha un direttore bravissimo a lavorare sottotraccia per poi disputare grandi stagioni. E sicuramente sto dimenticando qualcuno".