Cosenza, Buscè: "Vincere contro candidata a promozione diretta fa più rumore"
Terzo successo di fila - e sesto risultato utile consecutivo - per il Cosenza che ieri ha ribaltato l'iniziale svantaggio in casa contro il Benevento e si è issata al terzo posto in classifica beffando proprio i giallorossi (che hanno lo stesso punteggio ma lo scontro diretto evidentemente a sfavore).
Nonostante i problemi in difesa e l’errore sul primo gol, i lupi calabresi sono stati in grado di chiudere sul 2-1 la partita contro una delle favorite del campionato. Il tutto grazie a un importante protagonista in campo: il carattere. "Queste sono partite particolari - ha evidenziato in sala stampa mister Antonio Buscè. - Affronti una squadra costruita per vincere il campionato, con giocatori forti sotto ogni punto di vista – qualcuno l’ho anche affrontato da giocatore. Ho detto ai ragazzi che a volte queste gare si preparano da sole: non serve caricarle troppo, sono già consapevoli. L’importante è mettere il focus su quello che dobbiamo fare noi, non solo sull’avversario. Abbiamo lavorato su due-tre situazioni che il Benevento sa fare bene, ma soprattutto su noi stessi: cosa deve fare il Cosenza, cosa deve fare ogni singolo giocatore. Questi ragazzi se la sono guadagnata partita dopo partita, mattoncino su mattoncino. Quando hai l’onore di giocare contro squadre così, devi ricordarti che hai fatto quasi lo stesso percorso per arrivarci".
Cannavò ha spaccato la partita: "Se avevo già deciso ieri di utilizzarlo lì o è stata una scelta dell’ultimo minuto? L’ho deciso stamattina (ieri, ndr). Avevo due idee: o aspettare di più o giocare quasi a viso aperto. Con Cannavò e Ricciardi da una parte avevo tanta spinta, con D'Orazio-Garritano-Florenzi dall’altra più qualità. Pierozzi e Lamesta spingono sempre, non volevo rinunciare alla stessa cosa anche a sinistra. Ho preferito rischiare e fare una partita coraggiosa piuttosto che aspettare troppo".
Giocare senza una vera punta centrale sembra paradossalmente un punto di forza: "Simone (Mazzocchi, ndr) sta facendo benissimo questo ruolo e gli piace. A fine partita l’ho ringraziato mentre entrava nel sottopasso e lui mi ha risposto secco: «Mister, a me non importa segnare, mi interessa essere utile alla squadra». Quando un giocatore ti dice così è tanta roba. Siamo stati bravi tutti – io, lo staff, la squadra – a concentrarci solo sul campo. La nostra medicina è quel rettangolo verde. Tutto il resto ci fa solo sprecare energie. Lavoriamo ogni giorno con sacrificio e dedizione: oggi (ieri, ndr) si è visto, ma è lo stesso atteggiamento che abbiamo da mesi. Vincere contro una candidata alla promozione diretta fa più rumore, ma noi lavoriamo così da sempre".
La rosa però è corta e con gli infortuni si rischia di sprecare quanto costruito: "Argomento vecchio, ma siamo tutti consapevoli. Però ora testa a Foggia. Ci godiamo questa vittoria stasera, da domani si riparte. Mancano ancora quattro partite prima della sosta: pensiamo una alla volta, con la stessa serietà di sempre. I risultati come quello di oggi sono un altro mattoncino importante".
Il Cosenza ha dimostrato grande equilibrio: è andato sotto, poteva sbandare, invece ha reagito subito: "È il segnale di una squadra matura? La parola che ripeto da mesi è equilibrio. Senza equilibrio vai in confusione sia quando vinci sia quando perdi. Bisogna accettare di poter soffrire, anche contro squadre più piccole. Oggi abbiamo dimostrato che puoi prendere gol in qualsiasi momento contro giocatori forti, ma non devi perdere la testa. Dopo il loro vantaggio ho visto qualche mano nei capelli per 30-40 secondi, poi ho urlato: «Kevin (Cannavò, ndr), può succedere, stop, ripartiamo». L’errore non era di superficialità: Cannavò voleva saltare una linea, ha fatto la scelta giusta nel momento sbagliato. La cosa bellissima è stata la reazione immediata: testa alta, autostima, serenità. Tanto si gioca con la testa".
A cinque dietro nel finale sembra che il Cosenza soffra meno rispetto alla difesa a quattro: "Io ho sempre giocato a quattro, dalle giovanili in poi. L’anno scorso l’ho fatto per necessità di caratteristiche. Quest’anno quando ho provato la difesa a tre mi sono reso conto che, se riuscivo a “abbracciare” qualche giocatore, potevo tranquillamente tornare a quattro. Il passaggio a cinque negli ultimi minuti è stato solo per gestire l’assalto finale: contro Latina, Casarano e oggi è successo la stessa cosa. L’avversario mette due-tre attaccanti in più, tu metti un difensore in più per le palle alte e le coperture. Ma non è un cambio di modulo, è solo lettura del momento".
A questo punto del campionato il Cosenza ha preso 6 punti su Salernitana, Catania e Benevento senza mai sfigurare. È il segnale che può giocarsela fino in fondo con tutte: "La parola “debolezza” non mi piace. Chi è debole cerca scorciatoie. Noi abbiamo scelto un binario solo: lavoro quotidiano, miglioramento individuale e collettivo. Non inventiamo niente di straordinario, cerchiamo solo di far crescere ogni singolo giocatore. Quando ognuno migliora, migliora la squadra, migliorano le prestazioni e arrivano i risultati. Questo è il mio modo di lavorare. Punto".
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