In Serie C siamo arrivati alla salvaguardia del "bene più grande". E io sinceramente rimango basito

06.12.2023 00:00 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
In Serie C siamo arrivati alla salvaguardia del "bene più grande". E io sinceramente rimango basito

"Per ogni seconda squadra che entra c’è il sacrificio di una squadra che c’è e magari non ci sarà, ma bisogna guardare a un bene più grande che è quello del calcio, dei nostri giovani, del movimento e della Nazionale". Queste sono alcune delle parole che il presidente della Lega Pro, Matteo Marani, ha pronunciato ieri a margine del 'Gran Galà del Calcio' dove ogni anno si celebra il meglio del pallone italiano. Parole che, nel delirio di voci che arrivano in occasioni come queste, mi hanno colpito. Non perché ci sia qualcosa di nuovo per quanto riguarda il concesso alla base del progetto delle squadre B, bensì per il modo con il quale il numero uno della Serie C si è espresso.

Le dichiarazioni in questione mi hanno fatto tornare alla memoria il più classico degli SOS: "Si salvi chi può". Come quando in pieno mare su una nave che imbarca acqua "per il bene più grande" si decide scientemente di lasciare indietro i più deboli nel tentativo di salvare i più forti. Come se questi ultimi con un'imbarcazione che affonda riuscissero a sopravvivere lo stesso in virtù di una non chiara superiorità.

Parliamoci chiaro. Qualsiasi club che milita in Serie A ha parità di diritti e doveri. Idem per la B e lo stesso vale per la C. Se hai le carte in regola per disputare un campionato devi aver modo di prendervi parte. Senza se e senza ma. Perché se iniziamo a ragionare di calcio di élite anche nella terza serie possiamo davvero chiudere baracca e burattini.



Chiudo con parole non mie. Che arrivano da contesti ben più alti di quelli di un pallone che rotola. Scritte da chi è stato una spanna sopra a molte delle teste pensanti attuali. Nicolò Machiavelli.

"Non partirsi dal bene, potendo, ma sapere entrare nel male, necessitato".

Siamo davvero arrivati a questo?