Livorno, la zampata del vecchio leone. Novara, il futuro è un rebus

17.12.2020 01:30 di Nicolò Schira Twitter:    vedi letture
Livorno, la zampata del vecchio leone. Novara, il futuro è un rebus
TMW/TuttoC.com

Alla fine è sceso in campo chi fin dall’inizio di tutta questa telenovela avrebbe dovuto risolvere la situazione. Meglio tardi che mai, verrebbe da aggiungere. Alludiamo naturalmente ad Aldo Spinelli, ex patron del Livorno (nonché attuale detentore del 10% del pacchetto azionario...) che ha evitato ai labronici l’onta del fallimento. L’imprenditore genovese ha scucito quasi 800mila euro per tamponare la crisi amaranto e rinviare la questione almeno di 30 giorni. Eh si, perché il Livorno è salvo ma ancora sano. Cosa succederà? In molti hanno cambiato idea su Spinelli, soprattutto nella città livornese dove l’anno scorso auspicavano l’addio dell’Aldone. Senza di lui il club però è passato dalla padella alla brace tra avventurieri, faccendieri e chi più ne ha più ne metta. Promesse tante, fatti pochi se non zero. Ecco perché oggi a Livorno l’unica speranza resta Spinelli. E a pensar male si potrebbe quasi pensare che sia stata tutta una commedia il passaggio societario per farsi rimpiangere e tornare sul ponte di comando da salvatore della patria. Ovviamente non è così e questa sarebbe solo una spiegazione romanzata degna di una soap opera. La realtà invece ci dice, una volta in più, che nella terza serie restano pochi gli imprenditori seri ed affidabili. Al netto delle ultime annate tribolate e deludenti a Livorno non devono dimenticare i tanti anni di Serie A e la cavalcata in Coppa UEFA vissuti proprio con Aldo Spinelli al timone della società. Perché senza di lui il futuro rischia di essere un buco nero. Meglio dunque sperare un ritorno di fiamma di Spinelli, che ri-appassionato può regalare ancora gioie al popolo amaranto. In fondo con 5-6 rinforzi questa squadra può lottare tranquillamente per manette i professionisti e recitare un ruolo da protagonista ai playoff, qualora i punti di penalizzazione non dovessero essere troppi. Insomma, c’è ancora vita sul pianeta amaranto. Per tutte queste ragioni meglio non mandare in fumo la chance di riavere Spinelli come proprietario.

A proposito di società che vivono un momento complicato non si può far finta di non notare cosa sta accadendo in quel di Novara. Sul campo la squadra è in caduta libera e ha bruciato un allenatore valido come Michele Marcolini, che però ha sbagliato a imbarcarsi in un’avventura del genere dopo il no di Stefano Sottili. Marcolini aspettava una chiamata dalla B ed è stato precipitoso nel ripartire da una squadra di buon livello, ma non da primi posti nonostante l’exploit casuale della scorsa stagione culminato nella semifinale playoff grazie a un tabellone abbordabile (Renate e Carpi). L’esonero è stato velenoso e non sono mancate le stoccate mediatiche a distanza. Ingeneroso però additare Marcolini come il capro espiatorio di una crisi di risultati. Ci sono criticità ben più profonde all’ombra del Piola. Come accaduto a Livorno non ci meraviglieremmo se tra qualche mese qualcuno bussasse alla porta della famiglia De Salvo, che detiene ancora il centro sportivo di Novarello e vari interessi nel territorio. L’ex presidente Massimo De Salvo ha lasciato però da tempo l’Italia e ha spostato le proprie attività in Romania, tuttavia nei primi mesi ha provveduto in prima persona ad aiutare il club. Il progetto Rullo non decolla, anzi finora ha deluso le attese. E l’aria si è fatta decisamente pesante anche all’interno del cda azzurro dove c’è divisione in merito ad alcune figure dirigenziali blindate però da ricchi contratto pluriennali. Tradotto: la fiducia è venuta meno, ma sostituirli sarebbe un salasso. E allora avanti Savoia. Anche se la grana stipendi non è stata ancora risolta. Ovviamente non quelli dei tesserati (onde evitare penalizzazioni sono stati puntualmente saldati), bensì quelli dei dipendenti che ancora attendono la mensilità di ottobre (la scadenza, non rispettata, era fissata al 20 novembre) e devono barcamenarsi per arrivare a fine mese. Parliamo di cifre normali, stipendi in linea con la maggior parte delle persone. Non incassare quei soldi significa mettere in gravi difficoltà intere famiglie. E il clima tra risultati deludenti e beghe societarie rischia di diventare irrespirabile...