Un bel tacere mai scritto fu. Si parla più di Seregno che di Catania: chi l’avrebbe mai detto. In Francia si riducono le squadre, in Italia che si fa?

Un bel tacere mai scritto fu. Si parla più di Seregno che di Catania: chi l’avrebbe mai detto. In Francia si riducono le squadre, in Italia che si fa?TMW/TuttoC.com
lunedì 13 dicembre 2021, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia

Si continua a parlare di Seregno. Nostro malgrado, ci siamo finiti in mezzo anche noi che abbiamo cercato di dare voce a tutte le parti coinvolte senza la pretesa di sentenziare che la ragione fosse dall’una o dall’altra parte. Gran parte delle cose che volevamo dire, che volevo dire in quanto direttore, le trovate nel punto scritto in risposta al club brianzolo. Anche in altre sedi ho spiegato agli interessati che ascoltiamo tutti, diamo spazio a tutti, non abbiamo interesse a difendere o condannare nessuno. È una vicenda che non sappiamo come o quando si chiuderà, e che sicuramente lascia l’amaro in bocca perché, ovunque siano le colpe, fino a qualche mese fa avremmo potuto parlare di Seregno soltanto per la bella realtà calcistica che si andava costruendo e invece nelle ultime settimana se ne parla - tanto - soltanto per altre ragioni. 

È curioso che si sia finiti più di Seregno, piccola realtà lombarda, che di Catania, grande realtà siciliana e grande anche a livello nazionale. Nessuno se lo sarebbe aspettato a inizio stagione. Il volo sembra pindarico, ma fino a un certo punto. Perché se in un caso non sappiamo come e quando finirà, alle pendici dell’Etna ci si avvicina al redde rationem. È un piccolo grande cilindro da cui saltano fuori conigli in continuazione. Con una situazione debitoria spaventosa, ogni anno sembra un miracolo l’iscrizione al campionato e poi invece arriva. Nei giorni scorsi è arrivato il pagamento degli stipendi, e lo stesso Baldini ha detto di averli accolti con un po’ di sorpresa. La scadenza del 16 dicembre fa meno paura, messa così. Prima di Natale, però, inizierà la fase dibattimentale della procedura fallimentare e quello sarà uno snodo per capire quale sarà il futuro. Ho sempre sostenuto che il fallimento pilotato fosse la soluzione più probabile e più logica per assicurare la prosecuzione del campionato. È un piccolo miracolo, Catania: ogni volta che sembra sul punto di essere spacciata, rialza la testa. Però a un certo momento serve mettere un punto e andare avanti. 

Un paio di settimane fa abbiamo approfondito la notizia del contributo che la Premier da e darà alle categorie inferiori. In Francia, in settimana, è stato annunciato che, dopo la Ligue 1, anche la Ligue 2 ridurrà il numero di squadre partecipanti al campionato. In sostanza, sembra che soltanto in Italia il Covid non abbia indotto a introdurre cambiamenti di fondo, strutturali. O meglio, se ne parla - la riforma - ma siamo praticamente al 2022 e non si sa ancora di cosa si stia parlando. Per esempio, condivido il pensiero di chi sostiene che la riduzione dei club - specie se limitata alla Serie C- non sia l’unico tema da affrontare. Però è uno dei temi da affrontare, e neanche l’ultimo in ordine di importanza. Siamo invece ancora ai lavori programmatici, forse, senza un dibattito concreto su cosa, come, quando fare qualcosa per il futuro. Eppure il tempo non sta finendo: è finito da un bel pezzo.