ESCLUSIVA TLP - Lei non sa chi sono io: Adriano Marzeglia (Seregno)

Il nome di Adriano Marzeglia detto così non dice nulla, ma la sera del 20 maggio 2005, allo stadio "Giuseppe Meazza" di Milano, si disputava la partita Milan-Palermo, davanti a quasi settantamila persone. I rossoneri giocavano in anticipo contro i rosanero per preparare al meglio la finale di Champion's League contro il Liverpool, nella notte che alla storia passerà come "la maledizione di Istanbul" (Milan che a fine primo tempo vinceva 3-0 e alla fine perse ai rigori, dopo aver incassato il pareggio degli inglesi in sei minuti).
Contro i siciliani a metà secondo tempo dalla panchina si alza un ragazzino poco più che diciottenne, Adriano Marzeglia: "Mi tremavano le gambe. Sentire settantamila persone come se ti fossero addosso è una sensazione fantastica".
Nove anni dopo, Adriano, complici scelte sbagliate (lo ammetterà lui stesso nell'intervista), gioca nei dilettanti, nel Seregno (girone B). E' proprio l'ex attaccante rossonero l'ospite di questo nuovo appuntamento di "Lei non sa chi sono io", la rubrica che quest'anno TuttoLegaPro.com dedica ad un protagonista del campionato di serie D. In questa intervista esclusiva l'attaccante si mette a nudo, svelando angoli diversi dall'aspetto calcistico.
Una domenica senza calcio, com è per te?
"Non riesco ad immaginarmela. Credo che debba essere lontano da tutti, da vivere insieme agli amici e agli affetti più importanti".
Un uomo, non necessariamente di sport che ammiri.
"Si rischia di andare sul politico. Sportivamente parlando ti dico Usain Bolt".
Al di fuori dello sport?
"Non c'è più, ma ti dico Mussolini".
Hai la possibilità di fare tre domande ad un personaggio pubblico. Chi scegli?
"Paolo Bonolis, Barack Obama. Infine una donna per par condicio: Belen Rodriguez".
Una domanda che vorresti fare ad ognuno di loro.
"A Bonolis chiederei come fa a non essere mai banale e allo stesso tempo divertente. Ad Obama chiederei cosa si prova e dove trova la forza nel governare una nazione che è leader nel mondo. Mentre alla Rodriguez chiederei come fa' ad essere così bona! (ride, ndr)".
Un titolo da prima pagina che riporta il tuo nome, come lo faresti?
"Mi è piaciuto quello che mi hanno fatto dopo la doppietta all'Inveruno (settimana scorsa, ndr): "Bum bum Marzeglia, l'Inveruno è ko". Da ragazzo mi chiamavano così".
L'ultima volta che hai detto: "Ci provo".
"Bella domanda. Credo che uno dica "ci provo", tutti i giorni. Per andare oltre i propri limiti. Anche se di poco, quando ci riesci, sei soddisfatto".
Definisciti con una parola.
"Da queste parti si dice che sono un pirlone (ride, ndr). Un ragazzo che ha lasciato tanto. Avevo una fortuna nei piedi, un contratto con il Milan e l'ho rovinato con niente. Solamente con la mia testa. Se devo definirmi, penso che 'sprecone' sia la definizione giusta".
Pensi che le porte del calcio che conta si stanno chiudendo?
"No, questo no. Però sono cosciente che ormai la porta si sta chiudendo, però finchè la vedo, anche se da lontano, voglio continuare a crederci. Lo spreco maggiore è stato quello di aver gettato al vento una grossa chance. Sono arrivato a diciotto anni, alle porte della prima squadra del Milan, credendo di essere chissà cosa e invece per colpa della mia testa ho buttato tutto. Il calcio è una scuola di vita, lo sto imparando sulla mia pelle. Ogni allenamento, ogni giorno devi sempre dimostrare qualcosa, non sentirti mai arrivato".
Attualmente come procede la tua esperienza al Seregno?
"Sta andando bene e devo ringraziare in particolar modo il tecnico Davide Sassarini. Ci ha preso lo scorso anno che eravamo penultimi e quest'anno abbiamo una consapevolezza diversa. Le armi per giocarci il vertice ci sono. Ho la fortuna di lavorare in un gruppo solido e questo non è da sottovalutare. Molto spesso non si dà il giusto peso a questo aspetto, ma un gruppo come può esaltarti, così può affossarti".
Una donna con cui andresti a cena?
"Cristina Mezzaroma, la sorella dell'ex presidente del Siena (Massimo, ndr). Mi piacciono le donne che fanno calcio. Hanno la forza di vivere in uno sport prettamente maschile e questo mi affascina".
Un tuo difetto?
"Se devo dirne uno, penso sia l'egoismo".
Un difensore a cui vorresti fare un tunnel?
"Magari a Chiellini. A mio modo di vedere è il difensore più forte d'Italia".
Cosa ti aspetti dal 2015 a livello professionale e personale?
"Intanto vorrei arrivare in Lega Pro con questa maglia. E' da tanto che ci siamo dietro. A livello personale e famigliare che i miei cari stiano bene e possano continuare a seguirmi".
Da piccolo le marachelle te le perdonava più tuo padre o tua madre?
"Mio padre sicuramente. A tredici anni tornavo a casa alle quattro del mattino. Mia madre mi dava le botte con il battipanni. Con gli anni ha variato e ha utilizzato il mattarello".
Arrivato a ventotto anni, cosa ti hanno insegnato le sconfitte?
"Le sconfitte aiutano a trasmettere la tua esperienza agli altri, quelli più giovani. Dove sei caduto tu, puoi impedirlo ad un altro".
La tua sconfitta più dolorosa?
"Quella di sorridere amaro quando sento amici che attualmente giocano in A e potevo esserci anche io. Ecco perchè ai più giovani dico sempre di inseguire il proprio sogno e non mollare nulla. Pensare esclusivamente a raggiungerlo. Le sconfitte aiutano ad avere il giusto piglio per il futuro".
La materia dove andavi meglio a scuola?
"La matematica mi piaceva molto".
Se sei così bravo in questa materia, secondo te quanti punti occorrono per salire in Lega Pro?
"Siamo un girone di 19 squadre e credo che ce ne vogliano almeno 80-82".
Il ricordo più bello dei primi calci ad un pallone?
"Quello di mio nonno. A nove anni ero troppo più alto degli altri e non volevo giocare a calcio. Ricordo che la prima volta che arrivai a Milano vidi da lontano solo le borse muoversi, ma non riuscivo a vedere chi le portava, talmente erano più grandi dei bambini e chiedevo a mio nonno chi erano i miei compagni".
Quando non c'è il calcio in tv, quale lo sport che segui maggiormente?
"Il basket e in particolar modo la Nba".
Il tuo idolo?
"Ormai è al viale del tramonto, ma Kobe Bryant è ancora il top. Purtroppo gli infortuni l'hanno penalizzato. Vorrà dire che guarderemo Lebron James. Adoro lo strapotere fisico nello sport".
Quindi anche il Football americano.
"Certamente".
Per chi tifi in Nfl?
"Miami Dolphins ".
Il tuo idolo nei Dolphins?
"Dan Marino, uno dei quarterback più forti di sempre. Uno scalino sotto il legendario John Elway".
Chi sono le favorite del vostro girone?
"Castiglione, Inveruno, Lecco, la Pergolettese, la Pro Sesto ogni anno fa' una buonissima squadra".
Molleresti tutto per inseguire il tuo sogno?
"Sono uno che rischia, amo il poker. Si, penso che mollerei tutto".
Un insegnamento che ti è rimasto dentro della tua esperienza al Milan?
"Ancora oggi ricordo con piacere le parole di Rino Gattuso. Un giorno mi presentai male al ritiro, con cinque chili in più. Lui si avvicina e mi ammonisce: guarda che la' fuori è dura, alzarsi alle sei di mattina. Aveva ragione, per un motivo o per un altro nella mia vita non ho mai lavorato. Guardo i miei genitori che si alzano presto e quelle parole ancora le sento dentro di me".
Perchè un club di Lega Pro dovrebbe puntare su Adriano Marzeglia?
"Penso che Adriano Marzeglia in questo momento ha raggiunto la maturità che serve per essere al top. Lo sento dal profondo. Adesso è inutile fare le sviolinate o meno, ma perchè lo voglio con tutto me stesso".
Dai vent'anni ad oggi, cosa ti sei scrollato di dosso che ti ha impedito di fare il professionista come desideravi?
"Devo dare la colpa a me stesso e se non sono riuscito a spiccare il volo, la responsabilità maggiore è della mia testa. Purtroppo quando non fai cose giuste, gli errori si pagano Di solito dagli sbagli si impara, invece io da questi prendevo solo il peggio".
Ultimo libro letto?
"La storia di Mike Tyson, si chiama "True". Molto crudo".
Ultimo film visto?
"Robin Hood, trasmesso l'altra sera in tv".
Prossima intervista per "Lei non sa chi sono io": giovedì 6 novembre.
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