ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Oscar Tacchi

ESCLUSIVA TLP -  Mi ritorni in mente: Oscar Tacchi TMW/TuttoC.com
© foto di Ninni Cannella/TuttoLegaPro.com
domenica 10 giugno 2012, 22:30Interviste TC
di Daniele Mosconi

Correva l'anno 1988\89 quando arrivò a La Spezia e fu amore a prima vista. La città si innamorò subito di quell'attaccante non tanto alto (1.75), ma capace con i suoi gol, di far impazzire di gioia lo stadio "Picco".

Quando nel capoluogo ligure parli di Oscar Tacchi, vedi i volti delle persone brillare, con gli occhi che sorridono emozionati. E' lui, il bomber nativo di Alessandria, il protagonista di questa nuova puntata della rubrica "Mi ritorni in mente". In questa intervista esclusiva per TuttoLegaPro.com, Tacchi ci parlerà di quell'anno con la maglia delle aquile, una stagione che gli è rimasta nel cuore, al punto che quando è capitato di tornare allo stadio a vedere "Il mio Spezia (lo chiama così, ndr), la gente mi ha riconosciuto, nonostante io non avessi detto a nessuno che sarei venuto allo stadio e mi hanno portato di peso in curva con loro. Una cosa indescrivibile, perchè mi è difficile spiegare cosa ti può dare la tifoseria spezzina. E' il massimo che un giocatore possa chiedere". L'intervista avviene di sera, quando la tensione della giornata va a perdersi per prepararsi al sonno conciliatore. Anche i pensieri di Oscar sono molto leggeri, però si sente la sua commozione quando ci parla di alcuni episodi accaduti in quella stagione in maglia bianca.

Sono passati ventuno anni, quando nel 1991 si è ritirato dall'attività agonistica, per dedicarsi al ruolo di direttore generale di vari club, tra cui Sassuolo e Chieti.

Ciao Oscar, attualmente di cosa ti occupi?

"Adesso sono il Direttore tecnico della Virtus Faenza. Mi hanno chiesto una cortesia degli amici, così gli do una mano. Cerco di trasmettere alle nuove generazioni i veri valori dello sport".

Pensi di riuscirci?

"Ci provo, mi soddisfa il fatto che i ragazzi si applichino e mi seguano. Sono dei ragazzini, se riesci a infondergli dei valori giusti, te li ritrovi campioni, nella vita. Non è un compito facile il nostro, perchè formiamo uomini prima che giocatori. Sono del parere che la vita sia fatta da tre step ben scanditi. C'è un tempo per imparare, il momento di fare quando sei chiamato in causa e per ultimo, quello di insegnare. I primi due li ho vissuti, quest'ultimo lo sto assaporando giorno dopo giorno".

Oscar, parlaci del tuo arrivo a Spezia.

"Arrivai nella stagione 1988\89, venivo dall'Ancona ed avevo militato in città particolarmente calde come Lecce ed il Genoa, però non mi sarei mai aspettato di trovare qui quello che è stato dato".

Cos'aveva Spezia di particolare?

"Per chi non c'è mai stato da giocatore, è qualcosa che non si può spiegare. Quando giocavamo in casa, sembrava che ci sollevassero dal terreno di gioco talmente erano caldi i tifosi. Poi loro hanno una passione per questa maglia che prevalica qualunque pensiero più razionale, sembra quasi una religione lo Spezia. Sono innamorati follemente e ogni volta era una scarica di adrenalina giocare con il loro apporto".

Il suo modo di parlare è molto misurato, l'esatto opposto dell'attaccante che si muoveva come una pantera nelle retroguardie avversarie. In quella stagione con la maglia delle aquile, chiuse con 14 marcature.

Cosa hai provato quando lo Spezia è tornato in B?

"Era ora che la città tornasse a vivere la categoria che merita. Ho un sogno: quello di vedere prima o poi lo Spezia in A. La dirigenza mi sembra molto seria e sognare non costa niente. Erano partiti male, poi Michele Serena ha fatto un lavoro straordinario".

Torniamo a parlare del calcio di quegli anni. Cosa è cambiato secondo te da allora ad oggi?

"E' cambiato decisamente molto. Basta guardare gli spalti. Quando giocavo io, ogni domenica gli stadi erano sempre colmi di passione, mentre oggi causa anche le pay tv, ogni domenica gli spazi vuoti sono più di quelli assiepati dalla gente. Mettiamoci anche il fatto che un qualsiasi delinquente può fare qualunque cosa dentro una struttura sportiva, perchè tanto lo Stato, per essere garantista, non punisce come si deve chi compie questi gesti".

Se ti dico Curva Ferrovia, cosa pensi?

"E' il cuore pulsante dello Spezia. Non potrò mai dimenticare una domenica, contro il Mantova, mi erano stati applicati 19 punti di sutura, io giocai lo stesso e riuscii a fare due gol. Il calore che ho vissuto qui, l'ho trovato solo in alcune piazze del sud. Quella curva poi, sembrava che crollasse ogni volta, talmente era colma. Non ci entrava uno spillo, poi quando si vestivano di bianco, creavano un effetto cromatico davvero eccitante. Non li dimenticherò mai, perchè mi hanno fatto sentire importante come poche volte nella mia vita, da quando ho iniziato a fare il calciatore".

Ricordi qualche partita in particolare con questa casacca?

"Se ti dico che le ho tutte videoregistrate, mi credi?! C'erano alcuni incontri che andavano oltre lo scontro tra due formazioni. Penso ai derby contro la Lucchese e Carrarese. In panchina negli apuani c'era un esordiente: Marcello Lippi. Quella volta vincemmo contro i gialloblù 1-0, segnai io dopo trenta secondi. Quella partita fu indimenticabile, perchè ci assediarono per tutti i restanti 89 minuti. Ricordo che non mi arrivarono molti palloni là davanti, perchè non ci diedero respiro. Erano davvero altri tempi, dove questo tipo di partite le vivevi nel sangue. La città ti faceva sentire l'importanza di questi match e tu quando scendevi in campo avevi una responsabilità non da poco".

L'emozione più forte nella tua carriera?

"Non ce ne una in particolare, perchè ho avuto la fortuna di giocare in tante piazze e ovunque sono andato mi sono sempre fatto voler bene perchè non regalavo mai niente. Nessuno mi ha mai concesso nulla, questa è stata la mia forza. Ho dei ricordi stupendi ancora vivi, nonostante siano passati tantissimi anni".

Mentre la delusione peggiore?

"Uno spareggio contro il Cesena. Avevo la maglia del Lecce e perdemmo l'occasione per salire in A. Una cocente delusione che ancora è viva dentro di me quando ci penso".

Oscar ci sta per salutare ma vuole ancora una volta salutare i tifosi spezzini, a modo suo: "Un abbraccio a tutta la città, vi porterò per sempre nel mio cuore. Ora che mi ci fai pensare, c'è una situazione imbarazzante che mi capitò l'anno dopo (campionato 1989\90), quando la società mi vendette al Vicenza. Furono costretti a vendermi perchè erano in crisi economica. Alla prima giornata di campionato, il destino pone il Vicenza e lo Spezia. Segno proprio sotto la curva Ferrovia. Io esulto, reazione normale di chi ha fatto gol. Mi resi conto dopo qualche secondo dove mi trovavo e mi scusai con loro. Tutto lo stadio mi applaudì per questo gesto. Non dimenticherò mai quel momento".

Prossimo appuntamento con "Mi ritorni in mente", domenica 24 giugno.