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Maniero: "Rimini, fa male. Problemi in C? Se vuoi li risolvi, come in Inghilterra con gli hooligans"

Maniero: "Rimini, fa male. Problemi in C? Se vuoi li risolvi, come in Inghilterra con gli hooligans"TMW/TuttoC.com
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Oggi alle 10:00Primo piano
di Sebastian Donzella

Andrea Maniero, da direttore sportivo che riportò il Rimini in Lega Pro, ai microfoni di TuttoC.com commenta l’esclusione dei biancorossi dal professionismo. E, con la schiettezza che lo contraddistingue, analizza le problematiche della terza serie e del calcio italiano più in generale.

Direttore, quanto le fa male?

“Tanto. Perché ero arrivato in Romagna in una situazione molto difficile, con una squadra che era arrivata a 25 punti dalla prima in classifica. E perché, l’anno dopo, avevamo creato entusiasmo, passando da un centinaio a tremila tifosi, sponsorizzando ovunque il club e mettendoci sempre la faccia in prima persona. Creando, in questo modo, le basi per i playoff di Serie C, affrontati con uno dei budget più bassi della categoria e vendendo anche diversi giocatori.
Ricordo la crescita costante fino alla cessione: subito dopo venni messo da parte perché non ero d’accordo quasi su nulla su quello che stava facendo la nuova proprietà. Ecco perché questa situazione mi amareggia tantissimo, anche perché in parte l’avevo prevista. Sicuramente non pensavo in una crisi del genere, quello che è accaduto in questi mesi è stato inaspettato anche per me. Diciamo che, al proprietario dell’epoca, dissi di stare attento perché non vedevo un percorso lineare. Mi dispiace constatare che ci avevo visto lungo”.

Se domani la richiamassero al Rimini, ripartendo dall’Eccellenza, che farebbe?

“È una domanda molto scomoda. Io ho ancora casa a Rimini, ci vado una settimana sì e una no. E ci passo tutte le estati. Questo per farvi capire il rapporto che ho con la gente e con i tifosi: mi rispettano tutti perché io ho rispettato tutti. Insomma, io sono innamorato del popolo riminese.
 Però devo dire anche che sono rimasto molto scottato e deluso. E partendo da quella delusione, dal vedere come operavano certe persone, che ho pensato di rimanere nel calcio ma in una nuova veste. Ho creato la mia Academy al mio paese, Legnaro, in provincia di Padova: alleno i bambini e ho un riscontro positivissimo. Sposando l'ottica che devi divertirti prima di tutto. Sono contrario a quei tecnici che parlano solo di tattica e pensano solo al fisico dei propri giocatori nelle giovanili. Così non creiamo giocatori, anzi: mandiamo fuori dal sistema quelli bravi che, però, non sono alti un metro e ottanta.
Tornando al discorso Rimini, per concludere, diciamo che dovrebbero accadere una serie di cose tali per cui ne possa valere la pena. In primis servirebbe ritrovare un certo valore umano”. 

Esiste un modo per evitare tutte queste esclusioni?
“Servirebbero giorni per rispondere a questa domanda. Di sicuro, si sta andando sempre più verso una direzione sbagliata, è sempre peggio. E lo dico da uomo che col calcio ci vive sin da quando era ragazzo. 
Continuiamo a parlare di defiscalizzazione ed è giusto, il costo del lavoro è troppo alto per un club di C. Però parliamo e non agiamo. In Inghilterra, quando hanno deciso di risolvere il problema hooligans, hanno fatto leggi ad hoc, le hanno fatte rispettare e il problema in poco tempo non c’è stato più. 
In Lega Pro, insomma, serve un regime fiscale diverso, perché oggi i club di C producono solo debiti. Non basta piazzare qualche giocatore nelle serie superiori per sopravvivere.
La C ha gli stessi doveri della A ma non gli stessi ricavi, inutile girarci intorno. 
Per questo, servono risorse. E queste possono venire solo dall’alto. Bisogna aiutare le categorie inferiori. Un milione di euro a un club di Lega Pro può significare davvero tanto. Ma non per comprare l’attaccante o il grande nome ma per consentire alla società di far lavorare al meglio le proprie giovanili, sistemare le strutture, creare valore. 
A proposito di giovani, basta illuderli: il minutaggio fa credere loro di poter rimanere stabilmente in C o in D. Invece, quando non sono più under, in tanti si perdono. Oppure accettano contratti al minimo solo per restare in categoria. Ma questo non va bene: vent’anni fa chi stava in C, con lo stipendio, si comprava la casa o anche due appartamenti. Adesso, invece, rischi di produrre dei disadattati che, a 25-30 anni, si ritrovano senza un euro e senza un lavoro.

E poi, più serietà. A Rimini, quante persone sono entrate? È normale vedere tre proprietà in 4 mesi? Per me no. E potremmo parlare di tanti altri club, sia nell’anno passato che in quelli precedenti. Inoltre, se provassi a operare qualcuno a cuore aperto o se prendessi in mano le forbici al mio barbiere mi prenderebbero per pazzo. E allora perché questo non vale al contrario? Perché tutti si illudono di poter far calcio, di poter essere dirigenti?
Per tutte queste motivazioni, è difficile attirare imprenditori in progetti a lungo termine. Quindi bisogna intervenire, altrimenti entrerà sempre meno gente qualificata e sempre meno veri imprenditori nel calcio”.

Chiusura col calcio giocato: un centesimo da puntare sulle tre che andranno in B.

“Vicenza nel Girone A, Arezzo nel Girone B e, seppur con grande indecisione, Catania nel Girone C. Al Sud, in realtà, Benevento e Salernitana se la giocheranno fino alla fine”.