Petrelli: “A Forlì ho ritrovato la passione, un passo indietro per farne uno avanti”

Ci sono storie che sembrano scritte per ricordare che la luce, a volte, nasce proprio nei momenti più bui. Quella di Elia Petrelli è una di queste: talento purissimo cresciuto nel vivaio della Juventus, passato poi per l’Under 23 e la Serie A con il Genoa, ha conosciuto presto il rovescio del calcio, quello fatto di attese, prestiti, promesse non mantenute. Poi la decisione più difficile: scendere in Serie D, rimettersi in gioco, ricominciare da zero. A Forlì ha trovato il campo, la fiducia e soprattutto la serenità. Oggi, a 24 anni, è tornato tra i professionisti e sogna ancora in grande.
Ciao Elia, come stai vivendo questo ritorno tra i professionisti e il bel momento del Forlì?
“Bene, nel senso che ci stiamo divertendo, stiamo facendo le cose fatte bene, siamo partiti col piede giusto, stiamo trovando continuità ora, piano piano stiamo sempre crescendo un po' di più, anche se abbiamo avuto dei brutti stop a inizio campionato, penso particolarmente a un paio di partite. Però bene, noi siamo contenti, stiamo continuando a lavorare bene e vogliamo andare avanti su questa strada, perché sappiamo che possiamo toglierci qualche bella soddisfazione. A livello personale lo sto vivendo bene, avevo fatto un passo indietro per poterne fare uno avanti in maniera più concreta, per ritrovare gioia e passione, ed è quello che poi è successo.”
Ecco, mi ricollego a quello che mi hai detto: cosa sta rappresentando Forlì per te? Perché forse quel passo indietro ti ha dato tantissimo, anche a livello umano.
“Io l’anno scorso feci un passo indietro perché avevo perso un po’ di passione, un po’ di voglia di mettermi in gioco, in un periodo di difficoltà iniziale. Poi dopo sono riuscito a reagire, sono riuscito a ritrovare quegli stimoli e quel divertimento che mi ha sempre dato giocare a calcio, e così facendo sono riuscito a riprendere in mano la mia vita, soprattutto a livello calcistico.”
Per te che hai calcato campi importanti, cosa ha rappresentato quella Serie D che poi hai vinto e ti ha visto gioire?
“Ha rappresentato un punto di ripartenza, nel senso che non mi potevo più definire un giocatore importante o un giocatore decisivo e dovevo ritrovare quella serenità mentale, quella voglia di rimettermi in discussione, di rimettermi in gioco che non avevo più o che facevo fatica a trovare, perché in realtà ce l’ho sempre avuta ma magari non riuscivo a tirarla fuori.”
Guardando invece al passato, cosa secondo te non ha funzionato prima dell’esperienza di Forlì?
“Non ha funzionato il fatto che ognuno comunque ha la sua storia. Io ero un ragazzo giovane, ben visto, e ho fatto fatica a prendermi quello che la gente si poteva aspettare da me. Ho subito, è stato qualche momento complicato e caratterialmente non sono riuscito a reagire subito, ma solo crescendo un po’. Di conseguenza credo che comunque il fatto principale è che ognuno ha la sua storia e qualunque cosa succeda vuol dire che probabilmente in quel momento eri pronto per quella cosa lì.”
Chi ti è stato più vicino in questo percorso di rinascita?
“Nell’ultimo periodo tante persone, perché poi dopo ci sono state varie dinamiche, varie cose che mi hanno fatto capire chi era dalla mia parte, chi credeva ancora in me più di quanto magari ci credessi veramente io, e sono state fondamentali. Posso parlare della mia famiglia, di qualche mio amico, della mia fidanzata, del mio procuratore. Il mio procuratore, la mia fidanzata e la mia famiglia sono quelli che hanno creduto in me anche quando io non ci credevo. E poi posso ringraziare anche tutti i miei compagni e il Forlì in generale, perché mi hanno accolto bene, mi hanno fatto sentire importante, mi hanno fatto stare bene, mi hanno capito. La cosa principale per me era farmi capire, far capire che ragazzo sono, che comunque avevo delle incertezze, che non ero più sereno, che cercavo solo di ritrovare quella passione e quel divertimento per poter tornare a giocare. Perché io penso che se non ti diverti quando giochi non potrai mai fare bene come quando ti diverti.”
Oggi sei anche uno dei più esperti del gruppo. Senti la responsabilità di guidare i tanti giovani che si affacciano al professionismo?
“La cosa principale per me in questo contesto è che siamo un bel gruppo. I grandi e i giovani siamo tutti abbastanza amalgamati, nel senso che ci vogliamo bene tra di noi, ci aiutiamo, una parola è sempre di conforto. Non si sente mai uno che attacca un altro, non si vede mai un litigio. Siamo sempre molto uniti e, da parte mia, come l’anno scorso hanno fatto i vari Gaiola, Macrì, Farinelli, Menarini e tutto il gruppo adulto, quando le cose non mi andavano bene mi hanno sempre dato una parola per tirarmi su e mai una volta mi hanno messo in discussione o criticato. Mi hanno solo sgridato quando era giusto farlo. Credo che con quell’esempio lì che ho avuto l’anno scorso, quest’anno, con i miei compagni un po’ più giovani, se hanno bisogno di una parola sanno che sono il primo a mandargli un messaggio, gli chiedo come stanno, gli faccio i complimenti se se lo meritano e comunque possono contare sull’aiuto mio ma anche di tutti gli altri grandi.”
Quali sono oggi i tuoi obiettivi personali e con il Forlì?
“Il mio obiettivo è quello di poter giocare quante più partite possibile, di riuscire a far vedere il mio valore, un valore che magari piano piano sto ritrovando, che forse tutti pensavano che io potessi aver perso o lasciato indietro, soprattutto nelle convinzioni. Il mio obiettivo personale è quello di riuscire a fare quante più partite possibili ad un livello alto, poi con le statistiche ovviamente spero di poter fare quanti più gol e assist possibile. Ma l’importante è riuscire per me ad esprimere un livello alto che è quello che, a parer mio e della gente che mi sta intorno, posso esprimere. So che poi dopo i risultati vengono da sé.”
In conclusione, si dice spesso che il calcio dimentica presto. Forse un po’ il calcio ti aveva dimenticato, ma ora ti sta riscoprendo: sogni ancora palcoscenici più importanti?
“Io credo che il calcio più che dimentichi, ti etichetti: nel senso che basta poco per far cambiare idea, basta ancora meno per ritornare ad essere grande. Io comunque ho 24 anni, non sono giovane ma non sono neanche vecchio, so che ho ancora una carriera davanti e posso togliermi delle grandi soddisfazioni. Ma ad oggi non è per me un’ossessione: il mio obiettivo è poter tornare in categorie importanti, ma voglio farlo giocando qui, divertendomi qui, riuscendo a dare il massimo per il posto in cui sono, con i miei pregi e i miei difetti. Ovviamente sogno di fare talmente bene da giocare in Serie B il prossimo anno e tornare nelle categorie che la gente mi ha sempre detto che mi competono, però in maniera serena, senza pensare che debba succedere subito. Ho vissuto anni pesanti, molto brutti, e solo essendo sereno, solo divertendomi, posso tornare a giocare in categorie importanti. La gente più di me crede che io possa farlo, ma ora ci credo tanto anch’io ed è il mio obiettivo.”
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