ESCLUSIVA TLP - Paolo Tramezzani sui veleni del campionato: "Basta vittimismo nel calcio italiano. Per i TLP Awards..."

In serie A ha esordito molto giovane: 8 novembre 1992 in un Inter-Sampdoria (0-0) quando l'età anagrafica diceva 22 anni. Paolo Tramezzani è stato l'ultimo terzino sinistro prima dell'arrivo di Roberto Carlos, giocatore brasiliano che nel ruolo è stato uno dei più completi di tutti i tempi. Con i nerazzurri qualche soddisfazione, negli anni dell'egemonia rossonera (in Italia e in Europa) dei cugini del Milan, se l'è tolta, vincendo la Coppa Uefa (1993/94 in finale contro il Salisburgo, ndr), ma nella stessa stagione ha vissuto una delle peggiori annate che la storia dell'Inter ha scritto: arrivando all'ultima giornata con il rischio di retrocedere. Un punto di vantaggio sul Piacenza ultima delle quattro squadre che in quell'anno è scesa in B.
Prima di chiudere con il calcio giocato, Tramezzani ha assaggiato l'esperienza di un campionato impegnativo come la Premier League con il Tottenham. Tornato in Italia ha chiuso la sua esperienza con il calcio giocato a Busto Arsizio con la Pro Patria, dove in cinque stagioni ha dimostrato di sapersi far amare, scendendo negli inferi della Serie C con l'umiltà che serve a chi, come lui, ha vissuto le luci dei riflettori del calcio che conta. Il professionismo non è un qualcosa di astratto, per chi sa apprezzarne le sfumature. Non esiste un calcio di A o B: esiste il calcio come mezzo capace di creare emozioni. Perché ciò avvenga, c'è bisogno che l'interprete sappia provarle per poter far sì che i fruitori sappiano viverle sulla propria pelle, sia esso un bel cross o un gol in sforbiciata.
Attualmente Tramezzani collabora con la Rai ed è ospite ogni lunedì sera nel programma che la Tv di Stato dedica alla Lega Pro (da sei anni) ed è vice allenatore della Nazionale dell'Albania insieme a Gianni De Biasi.
TuttoLegaPro.com ha voluto sentirlo in esclusiva per fare una panoramica generale sul campionato appena concluso. Tramezzani è ottimista e vede il bicchiere mezzo pieno, seppure con tutte le difficoltà che il quadro generale impone.
Partiamo dagli esiti dell'ultima giornata. Sorpreso da ciò che è avvenuto?
"Il verdetto finale non mi ha sorpreso, mentre la sconfitta del Lecce sì".
Trapani e Avellino hanno vinto i loro campionati perché le più forti o più regolari?
"Non sempre chi vince è il più forte, ma è chi riesce a distribuire le proprie energie nell'arco di una stagione e questa poi diviene una peculiarità di chi fa della regolarità la sua forza".
Secondo te si può parlare di "suicidio" Lecce?
"Per come erano partiti, mi trovi d'accordo. Però sai, con la squadra che avevano, i pugliesi potevano fare anche la B. Ad inizio stagione la loro partenza mi aveva fatto pensare che il gruppo - allora agli ordini di Lerda - avesse accettato una categoria che molti della rosa non conoscevano. Per fare questi campionati ci vuole molta umiltà e spirito di abnegazione. Ad un certo punto della stagione, rimane un mistero quello che è successo, al punto da portare il club a decidere per il cambio di allenatore e tutte le vicissitudini che dall'esterno non si conoscono e hanno portato a questo risultato. Comunque penso che il calcio sia bello anche perché non c'è nulla di scontato. E' il fascino di questo sport".
Secondo te il fatto che su quattro gironi, tre si siano chiusi con la promozione diretta solo nelle ultime due giornate è un simbolo dell'abbassamento del livello tecnico generale?
"Ma guarda, sono sei anni che lavoro con la Rai e seguo da vicino la Lega Pro e posso dirti che i campionati hanno sempre regalato enormi sorprese. Io non vedo un abbassamento del livello generale, anzi penso che la Lega Pro sappia esprimere valori importanti anche come qualità di ciò che produce. Così ogni anno vediamo allenatori che prendono il volo verso i campionati superiori (Massimiliano Allegri nel 2007/08 ha vinto il campionato di C1 con il Sassuolo) e lo stesso tragitto viene percorso dai tanti giovani che si mettono in mostra in questi campionati".
Ieri, come avviene spesso nei finali di stagione, le polemiche e i veleni hanno preso il sopravvento, mandando in secondo piano il risultato sportivo maturato sul campo. La solita Italia?
"Devo complimentarmi con voi: ho molto apprezzato il vostro editoriale di venerdì, dove si parla di un'Italia machiavellica e gattopardesca, dove ci ricordiamo delle regole solo quando arriva la fine della stagione. Sono molto tranciante su questo aspetto: se ho dei valori, ce li ho sempre, non è che me ne ricordo solo a fine stagione".
Su questo aspetto Tramezzani è molto duro e prosegue:
"Ho avuto la fortuna di giocare a calcio ad alti livelli e ho imparato ad apprezzare la sconfitta, senza guardarci dietro teoremi o complotti, come avete giustamente fatto notare voi. Io ho una mentalità che mi porta a rispettare l'avversario sempre, non solo a fine stagione. Magari ragiono male o do l'impressione di vivere tra le nuvole, ma non mi va di rapportarmi con questa mentalità dove tutto ciò che non riguarda me è marcio a prescindere o lo sarà all'improvviso se qualcosa non va come voglio".
La Pro Patria negli ultimi due anni è sempre arrivata prima (la scorsa stagione, con Cusatis in panchina, fu la penalizzazione a non far salire i bustocchi), ma solo quest'anno si può festeggiare la promozione. Da ex tigrotto cosa si prova?
"Guardavo proprio qualche istante fa un dato molto interessante: Pro Patria e Trapani negli ultimi due campionati sono le squadre che hanno fatto più punti di tutta la Lega Pro (i bustocchi 71 sul campo e 60 in classifica la scorsa stagione, mentre quest'anno 62. I siciliani 60 e 64). Detto questo, io a Busto ho giocato e ho un ricordo molto bello. So cosa significa indossare quella maglia e cosa si prova a giocare in quello stadio. Sono molto contento per la tifoseria, perché comprendo le loro paure delle ultime settimane. Dopo le delusioni degli ultimi anni c'era apprensione, ma alla fine è andato tutto bene".
Il Presidente della Pro Patria, Pietro Vavassori dopo i festeggiamenti di ieri si è tolto qualche sassolino dalla scarpa.
"Non entro nel merito della polemica, ma credo che la tifoseria e la città di Busto abbiano bisogno di uno come Vavassori e devo dirlo con tutta onestà, la Pro Patria non poteva trovare di meglio come proprietario del club. Tempo fa ho avuto modo di conoscere il presidente e devo dirti che mi ha fatto un'ottima impressione. Persona schietta e trasparente, che è entrata in un mondo, quello del calcio, a lui sconosciuto, ma ha saputo dimostrare enorme competenza nonostante frequenti da poco. Le vicissitudini degli ultimi anni, con i vari fallimenti e crisi societarie hanno un po' scottato la tifoseria, ma ci sono tutti i presupposti per un ciclo diverso per la Pro Patria".
Chiudiamo con due ultime domande. La prima riguarda i "Tlp Awards" (clicca qui per votare). Quali sono i tuoi allenatori preferiti?
"Per il lavoro svolto in questi ultimi quattro anni io lo do a Roberto Boscaglia. Partire dalla D con il Trapani e arrivare in B è un grosso merito. Mentre in Seconda Divisione ne ho due: uno è Ninni Corda del Savona. Anche lui lo scorso anno ha vissuto una stagione da incubo, con un fallimento sulle spalle e lì si è vista la bravura del tecnico capace. L'altro è Paolo Indiani. Tecnico esperto che ha ricevuto meno della sua enorme competenza".
Mentre come giovani, fossi un dirigente di un club di A o B, su quale punteresti?
"Ti faccio un paio di nomi. Il primo è Domenico Mungo, classe '93, attualmente al Chieti ma di proprietà del Parma. Bel giocatore che può ricoprire parecchi ruoli in mezzo al campo: mezz'ala, davanti alla difesa, trequartista. Mentre l'altro è Andrea Belotti dell'AlbinoLeffe, anche lui un '93 di ottima prospettiva".
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