Arezzo, Mawuli: "La curva è il cuore del gioco, vogliamo i nostri tifosi a Perugia"
Il centrocampista ghanese dell'Arezzo Shaka Mawuli Eklu, ospite di Amaranto Channel, ha raccontato con grande sincerità alcuni momenti significativi della sua esperienza aretina, tra esultanze condivise, scelte di maglia e rapporti con gli allenatori che lo hanno accompagnato nel suo percorso.
L’esultanza che unisce
«Dopo il gol ero stanchissimo, ma ho visto tutti i miei compagni fare quel gesto e mi è piaciuto tantissimo. Non era una cosa preparata, non tutti erano d’accordo all’inizio, ma quando Momo l’ha fatto, gli altri lo hanno seguito. È stato un momento bellissimo, mi sono unito a loro con entusiasmo. Questi gesti spontanei raccontano tanto del nostro gruppo.
Il legame con il numero 16
Il numero 16 è una curiosità che porto con me da tempo. L’ho avuto a Catanzaro, dove quell’anno andò molto bene: arrivammo terzi in campionato, dietro alla Juve Stabia. Anche a Fano ho indossato il 16, mentre a Lucca ho dovuto scegliere il 19 perché il mio numero non era disponibile. Quando sono arrivato ad Arezzo tre anni fa e ho visto che il 16 era libero, non ci ho pensato due volte. Non sono scaramantico, ma quando qualcosa funziona, si tende a continuare su quella strada. Per me il numero conta poco: quello che conta davvero è ciò che riesci a dare in campo, sia nei giorni buoni che in quelli meno brillanti. Adesso mi tengo stretto la numero 8".
Fiducia e rapporti con i mister
"Con 87 presenze in maglia amaranto, Shaka Mawuli è ormai uno dei punti fermi della squadra. Alla domanda su cosa lo abbia reso così centrale nel progetto tecnico, ha risposto con gratitudine e consapevolezza: «In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori che mi hanno dato fiducia e mi hanno aiutato a crescere. Venivo da un infortunio importante, ma grazie al lavoro quotidiano, alla società e ai compagni, ho ritrovato serenità e motivazione». Il centrocampista ha poi raccontato il clima nello spogliatoio: «Mi piace stare con i miei compagni, parlare, scherzare, ballare. Quest’anno ho trovato anche Momo (Varela) che ama ballare quanto me! Siamo come una famiglia. Penso che una delle mie qualità sia proprio questa: riesco a capire le persone e cerco sempre di imparare da loro. Ho 27 anni e due figli, quindi la testa ce l’ho sulle spalle». Nel corso dell’intervista ad Amaranto Channel, Shaka ha espresso con grande sensibilità il suo pensiero sull’assenza dei tifosi nella trasferta di Terni, sottolineando quanto il calore della curva sia fondamentale per la squadra e quanto auspichi che a Perugia non si ripeta la stessa situazione".
“Giocare senza curva è come avere un vuoto dentro”
"Entrare in campo e vedere quel settore vuoto è stato un momento di dispiacere. Quel giorno c’era solo Gabriele, che credo abbia rappresentato tutti i tifosi impossibilitati a venire. Ma per un giocatore è qualcosa che ti tocca nel profondo. In curva ci sono persone che lavorano, che sudano, che mettono il cuore per la propria squadra. La maglia che noi indossiamo è fatta anche delle loro storie, di anni di passione. C’è gente che da quarant’anni segue l’Arezzo in ogni trasferta. Sono loro che ci spingono, nel bene e nel male, quando vinciamo, pareggiamo o perdiamo. C’è chi canta per 95 minuti senza nemmeno guardare la partita, e poi chiede agli amici com’è andata. Questo è amore puro. Per noi giocatori, la curva è importantissima. I tifosi sono l’altra metà del cuore del gioco. Quando mancano, lo senti. Contro il Campobasso, ad esempio, ero stanco al 75’, ma sentendo la curva cantare, anche sul 4-1, ho trovato la forza per fare una corsa in più. Volevano di più, e noi volevamo darglielo".
“Il tifo è passione, non confusione”
"Il 99% dei tifosi, in tutto il mondo, va allo stadio per divertirsi, per stare con la propria famiglia, per vivere la partita. Bisogna usare buon senso, capire che ci sono bambini, ci sono generazioni che crescono. Come c’è chi nasce cacciatore, c’è chi nasce tifoso: è una passione che ti accompagna per tutta la vita. Spero che le cose possano migliorare, che si possa tornare a vivere il calcio con gioia. Domenica ci aspetta una partita importantissima, e mi piacerebbe avere la curva con noi, i nostri tifosi con noi. Perché ci danno tanto, e noi vogliamo dare tutto per loro".
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